AngoloDiMalamak - Neverwinter online comunità  (di recupero)  FULL GDR

Memento Mori, Non dimenticare

« Older   Newer »
  Share  
Malamak
view post Posted on 14/2/2013, 22:51




Quella che vo' narrando è la storia di un uomo che ho incontrato nei miei viaggi. Poco distante da Neverwinter e se conoscete la zona sapete che in questo momento non è un simpatico ambiente in cui vivere.
Era un giorno freddo ma sereno di tardo autunno, uno di quei giorni in cui il cielo minaccia grosse nevicate ed in cui il vento ricorda alle tue ossa che forse è giunto il momento di tirare fuori il giacco di pelle di caribù.
Si sa che le giornate tendono ad essere molto corte ed era un periodo in cui la nostra amata luna non mostrava a noi comuni mortali la sua eterna faccia argentea.
Pensai nella mia mente che non sarebbe stato propizio farmi trovare all'addiaccio privo di protezione ma a mia memoria nella zona non vi erano nè locande ne case private in cui chiedere asilo almeno per una notte.
Decisi allora, incoscentemente, di seguir un sentiero che mai prima di allora avevo seguito. Sembrava ben curato e pulito come se qualcuno lo tenesse in buon stato di servizio. Contrastava parecchio con l'aspetto della via principale che invece sembrava stesse perdendo il duello con la natura che reclamava quello che di lei era diritto.
Non una buca, non un ciottolo. Un perfetto sentiero di terra battuta che si inerpicava per la piccola collina.
Giunto in cima mi trovai di fronta ad una casetta in legna. Sull'aia di fronte all'ingresso una cuccia di un cane. Alla cuccia era attaccata una catena che terminava in un collaro consunto e abbandonato a terra. Una ciottola con acqua evientemente pulita e del cibo fresco in quanto non vi erano mosche od altri insetti che ci pasteggiavano sopra.
Una bassa staccionata recingeva l'aia nella quale trovava posto un piccolo orto ben tenuto. Riuscii a riconoscere del radicchio tardivo che cresceva rigoglioso e dei sacchi di iuta sopra la terra che probabilmente nascondevano patate o comunque colture sensibili agli sbalzi di temperatura.
Dai rumori che potevo udire sono sicuro che sul retro ci fossero delle galline ed almeno una capra.
Su un lato della casa un oggetto piantato nel terreno attirò la mia attenzione. Una lapide con un grosso mosaico sopra. La lapide faceva capolino su una buca profonda quasi due metri. Una corda con dei nodi scendeva alla base della buca.
Mi avvicinai alla lapide per studiare meglio quel mosaico e guardai intorno per vedere se ci fosse la presenza di altre lapidi o tumuli. Mai vorrei aver la sventura di essermi imbattuto nella dimora di uno folle omicida.
Ero ancora in ginocchio quando sentii il rumore dei passi di un uomo, quasi strisciati.
Colui che mi stava venendo incontro con aria sorridente era un uomo assai anziano in abiti consunti ma portati con nobile eleganza.
I capelli bianchi come la neve candida legati a coda di cavallo sul retro.
La pelle rugosa e segnata da alcune chiazze dovute all'età. La parte bianca dell'occhio iniziava a tendere ormai al giallo.
Il vecchio portava una pala sulla spalla. Mi sorrise e senza proferir parola scivolò con l'ausilio della corda con i nodi all'interno della buca.
Io impiedi all'esterno della fossa lo osservavo mentre scavò sul fondo. Una volta, due volte..e tre e quattro.
Ad ogni colpo di vanga asportava del terreno che delicatamente posava all'esterno ed appiattiva.
Dopo 10 colpi il vecchio butto oltre l'orlo della fossa la pala e si accinse ad uscire dalla buca allungando una mano in mia direzione.
Per un attimo non capii cosa volesse... qualche secondo di decisione e quindi tesi la mia mano in sua direzione.
La sua stretta era vigorosa e mi stupì l'agilità con cui si arrampicò sulla corda per uscire. Ebbi la netta sensazione che il gesto della mano fosse più un gesto diplomatico che non la vera necessità di un vecchio.
Quando fu fuori si scrollò di dosso un po' di polvere e di terricccio che si erano inevitabilmente depositati sugli abiti e poi superandomi con lo sguardo per osservare dove stava la cuccia:
"Pufi basta!! Non abbaiare ti ho già dato da mangiare"
Poi rivolto verso di me:
"Non si preoccupi abbaia ma è una brava cagnetta. Non ha mai morso nessuno"
Io osservavo inbetito quello che mi stava indicando.
Ove lui vedeva e sentiva un cane io non vedevo e non sentivo assolutamente nulla. Ma il sorriso che leggevo negli occhi di quell'anziano signore mentre richiamava la sua cagnetta mi fece morire ogni opposizione in gola e banalmente risposi:
"Certo Signore ... si vede".

Senza proferire altra parola mi fece cenno di seguirlo in casa.
Io cercai immediatamente di spiegare la mia situazione ma mi fece cenno di tacere.
"Un vecchio come me ormai non ha bisogno di parole... caro per lei un pasto caldo e là in fondo" Mi indicò un piccolo giacilio in fondo alla stanza vicino al caminetto "potrà riposarsi e riprender il viaggio domani mattina"
Si portò vicino al focolare dove una pentola di terracotta ribolliva di qualche cosa di profumato
"Spero che una zuppa di fagioli e patate le sia di gradimento...sono freschi direttamente dal mio orto"

La cena proseguì con discorsi improbabili di storie di nobiltà perduta, di amori mai consumati e di amici perduti. Sembrava che il vecchio mi stesse raccontando la storia dell'intero Faerun e non solo la sua. Ogni tanto si fermava a fissare il vuoto per qualche secondo con gli occhi vitrei e poi tornava come se nulla fosse.
Mangiammo e bevemmo un vino che di vino non aveva nulla ma di inchiostro tutto. Sentivo la mia gola avvolta dai raspi della vita.
Baronius Ambrosius Gaudeamus Zozz...studioso....botanico...dottore ma non curatore...mago per piacere, tanto per passare gli ultimi anni della propria vita.... Figlio di nobili di Neverwinter uccisi dagli orchi, cresciuto tra le famiglie dei nobili che gli hanno dato asilo.
Il suo passato era pieno di buchi come un formaggio con i buchi e pieno di momenti offuscati come una notte d'autunno nella palude.
Però la sua compagnia era piacevole con i suoi anedotti e le sue storie. Dopo tanto ero io che ascoltavo e non raccontavo. Alcune storie al limite del reale.
Poi di improvviso il vecchio si alzò saltando in piedi con una vigoria sconosciuta anche alle mie giovani ossa.
Allungò la mano ed il bastone venne da lui.
La porta si spalancò e lui uscì.

"Ho sentito Pufi ... brava cagnolina mia"

Io lo seguivo con la mia balestra in mano e la daga nella cintura. Il mandolino lasciato in casa. Non sapevo se essere più spaventato dal fatto che parlasse con quel cane inesistente o dalla .... cosa che si muoveva verso di noi.
Un uomo completamente sfigurato, il volto travolto dal dolore. Traslucido. Impalpabile.
Di istinto lanciai una freccia con la balestra. Ho una buona mira. Il dardo volò diritto verso la fronte, la colpì ... e ci passò attraverso.
L'essere incorporeo continuava ad avanzare senza emettere un suono. Il silenzio intorno a parte l'abbaiare nervoso di un cane che non riuscivo a vedere.
Io indietreggiavo atterrito dall'orrore...non era un fantasma...non era un non-morto....era l'essenza della morte...il momento della morte stessa...il ricordo della morte....
Urlai chiamando il vecchio ma lui non mi ascoltava, continuava ad avanzare in direzione della creatura.

"E' giunto il momento amico mio?"

La creatura ferma di fronte al vecchio. Smorfie grottesche sul volto dell'essere.

"Capito ... ancora no.... e quando sarà il momento?"

"Certo ... tu sei solo il ricordo... tu sei solo la consapevolezza... no amico non dimentico"

Ed il vecchio chinò il capo e si incamminò verso la fossa con la creatura al fianco. Io osservavo allibito la scena. Seguii la strana coppia ad una distanza che mi pareva fosse idonea nel caso avessi dovuto ripiegare per una ben poco onorevole ma alquando idone ritirata.
Giunti di fronte alla fossa i due si fermarono osservando il fondo.

"Si certo amico mio con domani darò 15 colpi di paga... ma non ti preoccupare che io non dimentico..."

Il vecchio sorrise all'inizio, poi rise... e la creatura scomparve nel mosaico sulla lapide.
Il cane smise di abbaiare... o io smisi di sentirlo.
Ed il vecchio pianse.

Terminate le sue lacrime si voltò verso di me. Una sola domanda nella mia mente: cosa diamine fosse quella cosa. Ma il vecchio mi anticpò facendomi cenno di stare zitto. Lo seguii di nuovo in casa dove mi versò un altro bicchiere di quel vino che era quasi peggio della creatura appena vista. Mi sedetti ancora impaurito.
Il vecchio mi guardò e disse:
"Ricorda che devi morire...scava ogni giorno la tua fossa per non dimenticare... MEMENTO MORI.... se dimentichi arriva lui a ricordartelo... con il volto di un amico ... o lo sguardo dell'amata ... od il ghigno dell'ultimo nemico che hai ucciso..."

E non so se fu il vino, non so se fu la tensione ma tutto divenne buio e poi fu subito giorno.

Il vecchio non c'era in casa, il suo bastone nemmeno. Corsi verso la fossa insicuro di cosa aspettarmi... la fossa era sempre là solo un po' più fonda con la pala buttata vicino al bordo. Non sapendo cosa fare mi incamminai lungo il sentiero verso Neverwinter, mi voltai solo una volta indietro e per un secondo infinito mi sembrò di vedere solo per un attimo...vicino alla cuccia... una cagnolina tutta pelosa che scodinzolava nella mia direzione. Per un attimo ancora potei sentire il suo abbaiare.

Alzai una mano in segno di saluto:
"Ciao Pufi ... a presto!"



OCC: Mosaico Memento Mori di Pompei - Frase rivolta da uno schiavo ad un generale quando questo rientrava in città dopo una vittoria: Ricorda che devi morire.
OCC: Lo spunto della fossa scavata ogni giorno non è farina del mio sacco ma una pratica di un ordine di frati trappisti il cui motto è MEMENTO MORI
OCC: Il MEMENTO MORI è nel faerun una creatura incorporea che l'immagine del morto quando viene evocata da una magia. Di solito creatura malvagia.
 
Top
0 replies since 14/2/2013, 22:51   105 views
  Share